La storia delle innovazioni
I fabbricanti di carte da gioco introdussero nel tempo varie modifiche per migliorare i loro prodotti, ma queste novità raramente vennero accolte con favore dai loro clienti.
Oltre alla spiccata antipatia che molte persone hanno per i cambiamenti, a discolpa dell'insofferenza dei giocatori verso le innovazioni c'è il fatto che quasi sempre durante il gioco si vede solo una porzione del disegno, visto che le carte in mano sono molte. Il giocatore si abitua perciò a riconoscere le carte da piccoli particolari nella figura; se l'immagine cambia è più difficile riconoscere la carta. Questa è la ragione principale per cui i mazzi standard, quelli usati per giocare, hanno un disegno che si è mantenuto stabile per lungo tempo, con variazioni minime tra le carte dei vari fabbricanti di cui probabilmente i giocatori non si rendono neppure conto.
Come vuole un radicato luogo comune i più tradizionalisti sono i britannici. Nel 1850 un fabbricante di carte di Londra si lamentò del fatto che un club privato lo aveva costretto a sostituire tutti i mazzi acquistati poiché la giarrettiera di un fante era stata tinta per errore con un colore diverso dal solito. Il direttore del club si era lamentato del fatto che questa variazione, a dire del fabbricante quasi impercettibile, non permetteva l'immediato riconoscimento della carta e molti soci del club si erano lagnati perché questo aveva fatto loro perdere la partita 1. Magari è una leggenda per prendere in giro il conservatorismo dei club inglesi, ma il solo fatto che sia potuta nascere la dice lunga su come i giocatori siano gelosi delle caratteristiche del loro mazzo e non siano facilmente disposti a cambiarlo. Se così non fosse probabilmente sarebbero scomparsi da tempo mazzi dal disegno difficile da interpretare, come sono ad esempio i mazzi a semi italiani.
Carte a figure speculari
Una delle innovazioni più importanti fu l'introduzione delle carte a figure speculari, ideate molto probabilmente da un fabbricante di Agen, capitale del dipartimento francese di Lot e Garonne, che nel 1745 stampò un mazzo con due semifigure impresse specularmente per facilitare il riconoscimento della carta anche se questa era rovesciata 2. Le autorità, come sempre lungimiranti e amanti delle novità, non approvarono l'idea. In Francia infatti in quel periodo ai fabbricanti non era concesso variare i disegni, se non per mazzi destinati all'esportazione. I mazzi usati per giocare in patria potevano avere solo immagini approvate dallo stato 3. Mazzi standard a figure speculari verranno messi in commercio in Francia solo nel 1833, quasi un secolo più tardi.
Non si conoscono le motivazioni di questo divieto, ma pensiamo che una ricerca in merito farebbe scoprire dell'ottimo materiale per un'enciclopedia sull'ottusità della burocrazia, volumi che nessuno scriverà mai spaventato dall'immensa mole di materiale da pubblicare. L'idea delle figure speculari piacque invece in altre nazioni con un apparato statale meno miope e invadente. Nacquero così la variante Internazionale del mazzo di Parigi e altri mazzi, sia standard che non, che si diffusero nell'Europa centrale.
Edmund Ludlow iniziò a stampare specularmente anche i semi sui numerali 5, pur se vari produttori seguitarono a riprodurli orientati tutti nello stesso verso per molti decenni ancora.
Nello stesso periodo anche alcuni mazzi a semi latini adottarono un disegno speculare.
Fra i tarocchi quello bolognese fu il primo ad adottare le carte speculari, innovazione introdotta nel 1770 circa. È probabilmente, assieme alla Primiera bolognese dai disegni molto simili, l'unico mazzo a semi latini attualmente prodotto in cui è speculare tutto il mazzo, comprese tutte le carte numerali e gli assi, salvo quello di denari in cui la decorazione non è perfettamente capovolgibile.
Anche se l'innovazione delle figure speculari era veramente utile, permettendo di leggere la carta comunque fosse orientata, questa novità fu accettata dai giocatori solo dopo la metà del XIX secolo.
Le carte speculari hanno sì indubbi vantaggi nella lettura della mano (intesa non come chiromanzia ma come visione delle carte che il giocatore ha a sua disposizione), ma hanno fatto perdere i particolari della parte bassa del disegno.
Per fare alcuni esempi sono spariti nel mazzo bavarese la botte su cui sta a cavalcioni Bacco, oltre al boccale con le sigle di un antico incisore, la spada di alcune figure, lo stemma della Baviera, con i rombi bianchi e azzurri, e il trono dei re che non si capisce più se sono seduti o meno.
Tutti i fanti, evidentemente ridisegnati da un pacifista, hanno perso le loro armi e quello di picche anche il fedele cagnolino.
Le figure riprodotte sono del mazzo del 1816 (a sinistra) e del 1853 (a destra).
Il re di cuori ha perso il globo con croce e quello di quadri lo scettro; entrambi non hanno più le decorazioni sugli abiti.
Il re di fiori ha perso lo scudo con i gigli araldici, sostituito da uno con anonimo stemma, e quello di picche ha mantenuto la sua cetra, ma questa è stata molto elaborata fino a renderla quasi irriconoscibile.
Questi particolari scomparsi possono essere molto importanti per studiare l'albero genealogico di un mazzo, ma il progresso vuole le sue vittime.
Mazzi standard a figura intera sono in uso ancora oggi, soprattutto nei paesi che utilizzano carte a semi latini. I giocatori spagnoli, ad esempio, sembrano refrattari alle figure speculari.
Indici
Quando le carte tenute in mano per giocare sono più di una, il disegno di quelle che stanno dietro la prima è visibile solo in parte e il giocatore può avere difficoltà a riconoscerle, sia tenendole verticalmente che a ventaglio
.Per risolvere l'inconveniente i fabbricanti cominciarono a mettere i semi a sinistra, in modo da renderli più visibili. In molte nazioni questa novità fu adottata già dal XVIII secolo, ma nella tradizionalista Inghilterra divenne comune solo verso il 1870.
Infine l'introduzione degli indici permise il riconoscimento della carta anche con una minima porzione visibile.
Gli indici, di solito il seme e l'identificativo del valore della carta, sono posti ai quattro angoli o nell'angolo in alto a sinistra e in quello in basso a destra della carta. Essi consentono, tenendo le carte in mano a ventaglio, di riconoscerne seme e valore anche scorgendone solo un angolo, senza bisogno di vedere il disegno completo.
Oggi gli indici sono diffusi in tutto il mondo. Solo nei mazzi regionali italiani si trova una netta resistenza alla loro introduzione, forse perché con queste si effettuano giochi che richiedono poche carte da tenere in mano, di solito da tre a cinque, e le carte sono più strette rispetto a quelle di un mazzo da poker e pertanto si riesce a tenerle più aperte.
Gli indici per le carte a semi latini furono adottati alla fine del XVII secolo, è noto un mazzo di Infirerra con data 1693 8, ma divennero di uso abbastanza diffuso solo verso la fine del secolo successivo, come risulta da numerosi esempi tra cui un mazzo di Pedro Maria Solesio del 1783 9.
Per le carte a semi francesi si conosce un mazzo stampato in Francia, databile verso il 1795, in cui gli indici sono stampati capovolti in basso a destra di carte a figure intere
A prima vista questa appare la posizione meno indicata in quanto è l'angolo coperto quando si tengono le carte in mano a ventaglio e le figure con la testa in alto. Ma in quella posizione la carta è ben identificabile per un giocatore abituato a quel mazzo; l'indice è invece utile quando la carta è capovolta e perciò il disegno è difficilmente riconoscibile. In questo caso l'indice si trova proprio nell'angolo in alto a sinistra, la posizione corretta per poterne usufruire.
Un mazzo di Parigi del 1811
porta in alto a destra delle figure indici a pallini: 1 per i fanti, due per le donne e 3 per i re.Dopo questi primi tentativi degli indici sulle carte a semi francesi non si parlò più per un lungo periodo, fino a che nel 1875 la New York Consolidated Card Company brevettò la gamma Squeezers, le prime carte con gli indici a larga diffusione, anche se il primo mazzo con questa novità fu quasi sicuramente il Saladee's Patent fabbricato da Samuel Hart nel 1864, che ebbe però all'epoca scarso successo.
Andrew Dougherty brevettò il 12 settembre 1876 un nuovo tipo di indici detti Triplicates, con la riproduzione miniaturizzata della carta, ma sembra che la stessa cosa fosse già prevista nel brevetto di Saladee del 1864.
Nel 1883 introdusse un altro tipo di indici, brevettati con il nome di Indicators, che oltre alla carta in miniatura riportava anche un indice con il valore della carta.
Probabilmente il primo fabbricante europeo a introdurre gli indici sulle carte, più o meno negli stessi anni, fu l'inglese Thomas De La Rue 10.
Nell'illustrazione che appare sul bollettino IPCS 11 è possibile vedere i diversi tipi di indici utilizzati in quel periodo. Alcuni di questi mazzi portano le date dei relativi brevetti sugli assi di picche.
Quando nel 1877 la Andrew Dougherty Playing Card Co. e la New York Consolidated Card Co. strinsero un accordo per dividersi le zone di competenza senza entrare in concorrenza, un mazzo di Dougherty celebrò l'avvenimento.
Sul retro delle carte [^Hargrave1] sono disegnati due cani che tendono le catene che li tengono legati in modo da non poter invadere il territorio dell'altro. Su un collare è scritto Squeezers e sull'altro Trip[licates], appunto i due marchi di carte con indici delle rispettive case. La scritta in basso dice "There is a tie that binds us to our homes" (C'è un laccio che ci lega alle nostre case). Sul tetto di una cuccia c'è la scritta "Registered 1877" (brevettato nel 1877), anno in cui fu depositato il disegno di questo retro.
Angoli arrotondati
Altre novità, volte in questo caso ad agevolare l'operazione di mischiare le carte, furono l'introduzione degli angoli arrotondati, brevettati da Firmin Chappelier a Turnhout nel 185x (van Genechten in un suo catalogo di quegli anni afferma di essere il detentore del brevetto in Belgio 12) e diventati comuni dal 1875 circa, e la cosiddetta carta telata, o con termine inglese linen o cambric finish. Gli angoli arrotondati venivano ottenuti all'inizio stringendo un gruppo di carte in un'apposita morsa e passando manualmente un materiale abrasivo per una prima grossolana smussatura degli spigoli . Successivamente fu utilizzata a questo scopo una taglierina meccanica . Gli angoli venivano poi rifiniti e lisciati usando attrezzi con la punta in agata . Ho trovato questa innovazione in un mazzo inglese che porta sull'asso di picche il bollo per esportazione usato fino al 1862, per cui si tratta uno dei primi mazzi ad angoli arrotondati.
Carta telata
La carta telata era ottenuta pressando i fogli già stampati contro una tela in modo che trama e ordito del tessuto lasciassero l'impronta sulla carta. Questa operazione rende irregolare la superficie delle carte, agevolando il compito di mischiarle in quanto l'aria crea un cuscinetto tra una carta e l'altra facilitando lo scorrimento. Inoltre le carte non si appiccicano quando rimangono inutilizzate a lungo, cosa che invece poteva succedere con quelle a superficie perfettamente liscia.
Allo stesso scopo furono brevettate carte dette pneumatiche, con sottili righe a spina di pesce impresse in rilievo sulla carta, sistema inventato da un socio di De La Rue, William Thomas Shaw, verso il 1870.
Joker
Altra novità dello stesso periodo fu l'introduzione del joker, letteralmente burlone, buffone.
Fu probabilmente ideato nel 1865 circa da Samuel Hart, con il nome di Best o Imperial Bower per il gioco dell'Euchre (Juker in Alsazia) negli Stati Uniti.
Bauer o Boer in tedesco era il nome del fante di briscola e del fante di identico colore.
Il Bower cambiò il nome in joker a cominciare dal 1870 circa 13 14 ma, prima di assumere il nome attuale, fu chiamato anche Best card o Highest trump.
In Europa fu stampato per la prima volta nel 1871, per i mazzi da Euchre prodotti da Goodall di Londra per Victor E. Mauger di New York, prima usando come disegno quello dell'asso di picche (stampato in rosso e blu con la scritta "I am the Jolly Joker" per distinguerlo) e successivamente con figura propria.
Il primo disegno apposito, introdotto nel 1874, rappresenta un giullare con le gambe incrociate chiamato Mistigris; sarà la base per il definitivo joker standard di Goodall, prodotto dal 1895 circa 15.
Mauger invece nel 1876 decise, a causa di un inasprimento delle tasse sulle carte di importazione, di produrre da sé le carte e usò come disegno per il suo joker il ritratto di un famoso clown e mimo dell'epoca, George Washington Lafayette Fox, il cui cognome significa volpe, animale che è disegnato sul petto.
Il mazzo riprodotto, della Globe Card Co. di Boston, appartiene alla collezione di Andrea Piovesan.
Sull'asso di picche è riportata la data del brevetto (1874) e le carte, rotonde, hanno disegnato cinque volte la semifigura con il seme anche all'interno, oltre che tra i volti.
I semi sono di colore rosso per i cuori, giallo per i quadri, verde per i fiori e nero per le picche.
Il Joker non ha figure, ma una scritta che illustra le innovazioni di questo mazzo.
Retro
Le carte hanno sì una figura sul verso, la parte che noi guardiamo, ma non dobbiamo dimenticare che hanno anche un retro o dorso.
Nei primi tempi questo generalmente non era stampato, per risparmiare sulla lavorazione.
Solo le carte prodotte in Italia avevano il retro decorato [^popupicon Retri.jpg ""], spesso con un disegno, un motto o una scritta che identificava il fabbricante.
Nelle altre nazioni solo dalla seconda metà del XVIII secolo divenne comune decorare il retro; ciò permetteva di adottare un cartoncino più leggero ed economico senza che si potesse scorgere, in trasparenza, il valore della carta. In Francia i fabbricanti furono autorizzati solo nel 1816 a decorare i dorsi dei mazzi da loro prodotti.
Sul retro non stampato lo sporco si notava di più, rendendo possibile riconoscere le singole carte.
In Spagna queste venivano rimandate in fabbrica per essere ripulite e questi mazzi venivano chiamati naipes rehechos (carte rifatte); più tardi questo "restauro" fu proibito dalla legge 16.
Questa cura per i mazzi usati ci dà un'idea di quanto costassero anticamente le carte da gioco, a causa soprattutto delle esose tassazioni, e di quanto fosse poco diffusa l'attuale filosofia dell'usa e getta.
I retri decorati con i sistemi artigianali avevano un inconveniente: le matrici erano incise a mano e con i sistemi di stampa abbastanza rudimentali usati un tempo si ottenevano disegni non perfettamente uniformi; perciò un baro dall'occhio allenato poteva distinguere le varie carte di un mazzo osservandone attentamente il retro. Solo con l'avvento di metodi di stampa più moderni si mise un freno a questo inconveniente.
Ne sorse però un altro, perché i disegni molto elaborati ottenuti con i nuovi procedimenti di stampa permettevano ai malintenzionati di apporre piccoli segni noti solo a loro che li "aiutavano" notevolmente durante il gioco.
Per evitare questo le carte utilizzate nei casinò hanno spesso il retro in un colore uniforme molto tenue, di solito azzurro o rosa, in modo che qualsiasi segno sia immediatamente visibile e il mazzo possa essere prontamente sostituito con uno pulito.
In Gran Bretagna, Berkenhout ottenne il brevetto della stampa dei dorsi già nel XVIII secolo , ma il primo importante fabbricante a decorare i retri fu probabilmente Thomas De La Rue. Con il sistema di stampa litografica a più colori da lui inventato nel 1832 fu in grado di produrre disegni sempre più sofisticati. Per avere modelli sempre nuovi e più belli richiese la collaborazione di Owen Jones, un architetto e designer di interni che disegnò moltissimi retri per i mazzi di questo fabbricante.
La bellezza dei disegni e la perfezione della stampa di quei retri delle carte attirarono l'attenzione di Charles Dickens che se ne occupò in un suo scritto 17.
In Italia e in Giappone la carta per rivestire i retri avevano dimensioni maggiori della carta da gioco. I bordi eccedenti venivano piegati in avanti e incollati sul verso, creando una cornice allo stesso.
Questo retro, il cosiddetto retro rivoltinato
, permetteva di avere le coste delle carte più robuste, evitando nel mischiarle che i tre strati di cui era composta una carta da gioco, e cioè il verso, il cartoncino interno di irrobustimento e il dorso, si separassero rendendo la carta inutilizzabile, come ancora oggi accade per carte troppo a buon mercato.
Mazzi con questo sistema sono noti dal XV secolo. Già i mazzi miniati dei tarocchi ferraresi giunti fino a noi hanno il retro rivoltato sul verso [^Pollett1].
L'ultimo mazzo italiano rivoltinato conosciuto è del 1957 18 19, ma la pratica era caduta in disuso dagli anni '30, verosimilmente con la scoperta di nuovi adesivi che garantivano una maggior coesione tra i diversi strati e perché questa tecnica era abbastanza costosa.
In Giappone questo tipo di retro è ancora in uso nei mazzi tradizionali. Oggi molti di questi sono in plastica, ma mantengono quasi sempre un finto retro rivoltinato. Questo tipo di retro è detto in francese Rabats à l'italienne (baveri all'italiana) e in tedesco Italienische Verarbeitung (lavorazione italiana) ad indicare l'esclusivo uso in Italia di questo metodo, almeno per quanto riguarda il mondo occidentale.
Il retro delle carte si presta ad essere un ottimo veicolo pubblicitario, sovente il mazzo ha un verso più o meno standard e sul retro appare la réclame. I committenti regalano ai clienti questi mazzi, che spesso sono oggetto di collezioni specifiche
.Lo sfruttamento pubblicitario dei mazzi di carte risale alla fine del XIX secolo.
Uno dei primi mazzi di questo tipo è di Brepols & Dierckx Zoon, risalente agli anni a cavallo tra il XIX e il XX secolo, e ha sul retro la pubblicità dell'aperitivo Balsam e dell'Elixir d'Anvers
.
Altre stranezze
Queste citate sono le principali innovazioni subite dalle carte nella loro storia; le date indicate ci potranno essere utili nella spesso difficile datazione dei mazzi della nostra collezione.
Tra le innovazioni dimenticate vogliamo citarne un paio abbastanza curiose.
I buchi sui lati corti della carta identificano il seme e quelli sul lato lungo il valore. Il mazzo può essere usato solo come curiosità, visto che l'avversario, guardando i buchi sulle carte, sarebbe facilmente in grado di identificarle.
Poco dopo il 1940 fu stampato negli Stati Uniti un mazzo a carte romboidali, il mazzo E-Z della E-Z Playing Card Company, nel tentativo di facilitare (E-Z in inglese si pronuncia come easy, facile) la lettura delle carte tenute in mano a ventaglio
Anche questo mazzo aveva un problema: l'estrazione della singola carta per giocarla risulta abbastanza complicata.
Come tante altre stranezze sono rimaste inimitate e sono sparite dalla circolazione e dalla memoria, come tante altre "novità", ritenute evidentemente geniali dagli ideatori, ma che non hanno invece avuto seguito perché ritenute inutili dai giocatori.
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W. Gurney Benham, Playing cards, pag. 158 ↩︎
-
Sylvia Mann, All cards on the table, pag. 121 ↩︎
-
IPCS sheet n. 80, Carte belghe/genovesi ↩︎
-
IPCS Journal, 27-5, p. 186 ↩︎
-
IPCS Journal, 31-1, plate 3 ↩︎
-
La Sota, n. 19, pag. 6 ↩︎
-
IPCS Journal, 30-1, pag. 34 ↩︎
-
La Sota, n. 19, pag. 94 ↩︎
-
Catherine Perry Hargrave, A history of playing cards, pag. 346 ↩︎
-
IPCS Journal, 26-5, pag. 186 ↩︎
-
The Turnhout playing card industry, pag. 93 ↩︎
-
IPCS Journal, 21-2, pag. 63 ↩︎
-
IPCS Journal, 26-5, pag. 185 ↩︎
-
IPCS Journal, 29-6, pag. 244 ↩︎
-
Juan de Dios Agudo Ruiz, Los naipes en España, pag. 41 ↩︎
-
Roger Tilley, A history of playing cards, pag. 156 ↩︎
-
Sylvia Mann, All cards on the table, pag. 15 e 24 ↩︎
-
Mazzo Dal Negro, collezione Lombardini, Bergamo ↩︎