La storia dei tarocchi

I tarocchi aggiungono ai mazzi fino ad allora conosciuti una quarta figura e le 22 carte dei trionfi (detti anche lame, arcani o onori maggiori) che portano il totale a 78 carte.

Nacquero probabilmente verso il 1430 in Italia, e le città che se ne contendono l'origine sono Milano e Ferrara.

Fortitudo, incisione di J. Mathan, XVI secolo

Fortitudo, incisione di J. Mathan, XVI secolo

Rilievo sulla tomba di Clemente II, cattedrale di Bamberg, 1247

Rilievo sulla tomba di Clemente II, cattedrale di Bamberg, 1247

A Milano la Forza raffigura una donna che apre le fauci ad un leone o un uomo che combatte questo animale. È probabilmente una raffigurazione della prima fatica di Ercole, quella contro il leone di Nemea, della cui pelle il semidio si copre nell'iconografia classica. Nella capitale lombarda esistono documenti che fanno risalire l'esistenza di queste carte a prima del 1447.

A Ferrara la Forza raffigura una donna che si appoggia a una colonna o la porta sulle spalle. In questa città abbiamo due inventari del 1442, dove si fa riferimento alle carte da Trionfi commissionate per la famiglia estense che governava Ferrara.

Queste due differenti rappresentazioni della Forza facevano parte della simbologia corrente all'epoca della nascita dei tarocchi, come si vede in queste riproduzioni.

Immagine senza descrizione Ancora oggi troviamo nei tarocchi standard le due differenti figure: di tipo ferrarese nel tarocco siciliano e bolognese, e di tipo milanese in quello svizzero 1JJ e piemontese.

Un mazzo incompleto, attualmente conservato alla Beinecke Library della Yale University di New Haven (USA), potrebbe essere l'antesignano dei tarocchi. Forse fu realizzato nel 1428 per le nozze tra Filippo Maria Visconti, duca di Milano, e Maria di Savoia, ma alcuni studiosi spostano la data intorno al 1468, pensando che sia stato realizzato per il matrimonio tra Galeazzo Maria Sforza e Bona di Savoia. Su alcune carte appare il motto visconteo "a bon droyt", ma si deve tener presente che Francesco Sforza sposò Bianca Maria Visconti e, proclamatosi duca, fece propri gli emblemi dei Visconti. È conosciuto come mazzo Cary-Yale.

La U. S. Games Systems Inc. ne ha effettuato una ristampa Cary-Yale Visconti tarocchi deck, figure, U. S. Games Systems Inc., 1984 × Cary-Yale Visconti tarocchi deck, onori, U. S. Games Systems Inc., 1984 × facendo disegnare le carte mancanti con lo stile dell'epoca.

Un altro mazzo dell'epoca è il più completo conosciuto: sono ancora conservate 74 carte, un po' a Bergamo e un po' a New York. È noto come mazzo Visconti-Sforza Tarocchi dei Visconti, arcani minori, Litoberg s.r.l., Bergamo 1974 × Tarocchi dei Visconti, onori, Litoberg s.r.l., Bergamo 1974 × poiché non si è certi per quale di queste due famiglie che governarono Milano fu dipinto, visto che risale al periodo del passaggio di consegne tra Visconti e Sforza avvenuto nel 1447.

Le carte dei tarocchi viscontei giunte fino a noi presentano spesso un foro in alto al centro: questo fa supporre che siano state esposte, magari inchiodandole su una tavola. Qualche testo dubita che siano state usate come carte da gioco e ipotizza che fossero solo quadretti ornamentali o esempi che gli apprendisti pittori utilizzavano come modelli.

I tarocchi si diffusero presto in altre città: a Bologna il gioco, simile per disegni a quelli della vicina Ferrara, è probabilmente conosciuto dal 1435 circa, ma il primo documento ufficiale che nomina queste carte è il verbale di un furto del 1459, che cita un mazzo di tarocchi tra gli oggetti rubati. A Firenze, verosimilmente derivati da quelli di Bologna, i tarocchi sono menzionati per la prima volta in un editto del 1450.

Riteniamo da scartare l'ipotesi, riportata da numerose pubblicazioni, che i tarocchi siano il mazzo di carte originario e che da questo, con l'eliminazione degli onori e di una figura, sia nato il mazzo di carte che usiamo solitamente. Questo perché dei tarocchi si hanno notizie solo mezzo secolo dopo il mazzo senza onori e che le notizie sui primi mazzi di carte, a parte poche eccezioni, parlano di tre figure soltanto e non si fa menzione degli onori. È più verosimile che in qualche corte si siano voluti aggiungere disegni più belli e complicare il gioco con carte senza seme, tanto per distinguersi dalla plebe che aveva preso gusto a giocare con cartacce mal disegnate e di poco prezzo. La regina, aggiunta alle tre figure originarie, probabilmente dipende dall'aver voluto raffigurare accanto al re anche la moglie, o l'amante, oltre ai cavalieri e i servi. Bisogna tener presente che, per il popolino dell'epoca, il ruolo della donna era del tutto marginale, mentre all'interno della corte il suo ruolo era sicuramente più importante. Gli onori sono probabilmente figure allegoriche della vita umana e anche la conoscenza di questi simbolismi fa pensare a un gioco sviluppato in un ambiente colto come quello delle corti.

All'inizio i tarocchi erano chiamati attuti o triumphi, termine quest'ultimo con cui ancora oggi vengono definiti i 22 onori maggiori, ed è solo nel 1516 che si trova usato il termine tarocchi in un documento1.

Nel Registro di Guardaroba della corte di Ferrara si trovano infatti annotati acquisti, nel 1516 e nel 1517, di "para de tarocchi". È questo un termine di origine sconosciuta, anche se gli amanti del mistero e dei culti esoterici fanno risalire, con molte forzature, questa parola a radici egiziane o ebraiche. La più antica definizione del termine, con tutt'altro significato, si trova nel Capitolo del gioco di Primiera, scritto nel 1526 da Francesco Berni, dove si legge che il termine tarocco "altro non vuol dire che ignocco, sciocco, babbeo, balocco, degno di star fra fornari, calzolari e plebei" 2.

Però in quel periodo esisteva già il termine taroccare, che come oggi significava falsificare, imitare una cosa preziosa. Allora era l'operazione con cui gli artigiani ricoprivano oggetti con una sottilissima foglia d'oro, in modo che sembrassero di quel metallo. Visto che i primi tarocchi, come quelli per la corte dei Visconti a Milano, erano su fondo d'oro, l'etimologia del vocabolo potrebbe essere questa. Il primo libro che parla dei tarocchi è stato stampato a Venezia nel 1575 ed è intitolato Dialogo de giuochi che nelle vegghie senesi si usano di fare 3.

Fino al XV secolo i tarocchi pare siano noti soltanto in Italia e solo dal secolo successivo si trovano tracce della loro presenza anche in Francia, portato al ritorno in patria dalle truppe che invasero Milano nel 1494 e nel 1499. Dalla Francia il mazzo tornò più tardi in Italia, dove nel frattempo era quasi scomparso, e venne usato per il gioco in Piemonte e Lombardia. In Francia il tarocco acquisì i semi francesi nati da poco ed emigrò nei paesi di lingua tedesca. Oggi in Francia e in Svizzera si usano sia tarocchi a semi italiani che a semi francesi, in Italia a semi italiani e portoghesi e in altri paesi dell'Europa centrale solo tarocchi a semi francesi. Il mazzo da tarocchi è conosciuto nel resto del mondo solo a fini divinatori e non per il gioco.

Devo qui citare due mazzi di tarocchi particolari per la loro composizione e il disegno dei loro semi. Sono ancora in vendita in Italia, anche se il loro uso sta scomparendo. Uno è il tarocco siciliano da 63 carte, l'unico mazzo con semi portoghesi ancora stampato, che fu introdotto in Sicilia dal viceré Francesco Gaetani nel 1663 4 5.

Nel 1862 fu aggiunta una ulteriore carta, l'asso di denari, carta su cui era stabilito per legge si dovesse apporre il bollo. Oggi perciò il mazzo è di 64 carte, ma quasi dappertutto si usano per giocare solo le 63 originarie.

L'altro mazzo è il tarocco bolognese da 62 carte, quasi sicuramente nato alla fine del XV secolo, probabile derivato dai modelli più antichi della vicina Ferrara a cui queste carte assomigliano. Questo mazzo ha tutte le carte a disegni speculari; gli assi di spade e bastoni hanno per questo motivo un disegno molto particolare.

L'uso dei tarocchi come carte da gioco oggi va scomparendo, salvo in alcune regioni, ma c'è stata una riscoperta del mazzo a 78 carte per uso cartomantico, soprattutto dagli anni '70 del secolo scorso. Per questo motivo probabilmente oggi si stampano, anche se il gioco sta scomparendo, più tarocchi che cento anni fa, quando queste carte erano ancora diffuse tra i giocatori.

Sul sito della Accademia del tre 6 si cita il Sermo perutilis de ludo cum aliis (scritto tra il 1470 ed il 1500) dove si trova la più antica lista conosciuta dei ventidue trionfi: "Primus dicitur El bagatella. 2, Imperatrix. 3, Imperator. 4, La papessa. 5, El papa. 6, La temperantia. 7, L'amore. 8, Lo caro triumphale . 9, La forteza. 10, La rotta. 11, El gobbo. 12, Lo impichato. 13, La morte. 14, El diavolo. 15, La sagitta. 16, La stella. 17, La luna. 18, El sole. 19, Lo angelo. 20, La justicia. 21, El mondo. 0, El matto sie nulla."

Gli onori c'erano tutti, ma in un differente ordine.

L'ordine degli onori nei mazzi a semi latini fu successivamente standardizzato nel 1557, in un mazzo di Geoffroy de Lyon, e dopo questo i mazzi standard dei tarocchi presentano quasi sempre gli onori nella successione che conosciamo. E cioè:

Il bagatto

Il bagatto

La papessa

La papessa

L'imperatrice

L'imperatrice

L'imperatore

L'imperatore

Il papa

Il papa

Gli amanti

Gli amanti

Il carro

Il carro

La giustizia

La giustizia

Il tempo o l'eremita

Il tempo o l'eremita

La ruota della fortuna

La ruota della fortuna

La forza

La forza

L'appeso o penduto

L'appeso o penduto

La morte

La morte

La temperanza

La temperanza

Il diavolo

Il diavolo

La torre

La torre

Le stelle

Le stelle

La luna

La luna

Il sole

Il sole

Il giudizio o angelo

Il giudizio o angelo

Il mondo

Il mondo

Il matto

Il matto

I numeri degli onori possono essere in cifre arabe o romane; il Matto solitamente non ha numerazione, anche se in qualche gioco ha i numeri 0 o 22 Il matto × .

Sui disegni e gli onori, su cosa rappresentano e chi raffigurano, si è discusso parecchio, ma di certo non si sa niente. Chi volesse saperne di più può leggere le ipotesi di sir Michael Dummett 7 o in alternativa i numerosi libri sui tarocchi divinatori. Il primo testo è frutto di un serio lavoro di ricerca e studio. Gli altri volumi possono essere più curiosi e divertenti e per l'iconografia dei tarocchi si rifanno quasi sempre ai Templari, agli antichi egizi o a poemi cavallereschi medioevali.

Un onore abbastanza inusuale come iconografia è la Papessa. Si dice che sia la mitica papessa Giovanna che secondo la leggenda riuscì, travestita da uomo, a farsi eleggere papa nell'854. Secondo altri testi invece è sorella Manfreda, una parente dei Visconti signori di Milano che si fece eleggere papa dagli eretici Guglielmiti alla fine del XIII secolo e fu condannata al rogo dall'inquisizione nel 1300. Questo farebbe pensare che il disegno sia nato a Milano, dove evidentemente la figura di Manfreda Visconti Pirovano era ben conosciuta.

A nostro parere il disegno potrebbe derivare dalle raffigurazioni della Babilonia citata nell'Apocalisse, raffigurata con una tiara papale in testa in diverse stampe del XVI secolo, come in questa immagine × tratta dalla Bibbia pubblicata nel 1534 da Martin Lutero a Wittenberg.

Eremita Concetta CampioneEremita-Modiano.jpgUn altro onore la cui iconografia è difficile da comprendere è l'Eremita che in origine era la raffigurazione del Tempo con in mano una clessidra. A causa di successive storpiature nel disegno da parte degli artigiani la clessidra diventò la lanterna che oggi appare di solito nei tarocchi a semi italiani. Tale cambiamento si riscontra già in stampe del 1500 circa, anche se parecchi incisori continuarono a rimanere fedeli al disegno originale.

Nel tarocco siciliano fino al 1960 circa il personaggio, stampato da Concetta Campione Tipo finissimo siciliano, Concetta Campione, Onori, 1950 circa × , reggeva appunto la clessidra, trasformata in lanterna dall'unico produttore oggi rimasto, Modiano Tarocco siciliano n. 94, Modiano Industrie cartotecniche S.p.A., Onori × .



  1. Michael Dummett, Il mondo e l'angelo, pag. 213 ↩︎

  2. Diego Meldi, I tarocchi (libro allegato a Antico tarocco Italiano), pag. 361 ↩︎

  3. Catherine Perry Hargrave, A history of playing cards, pag. 227 ↩︎

  4. Michael Dummett, Il mondo e l'angelo, pag. 276 ↩︎

  5. Domenico Starna su internet ↩︎

  6. Accademia del tre, Origine dei tarocchi ↩︎

  7. Michael Dummett, Il Mondo e l'Angelo, pag. 409 e segg. ↩︎